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Cosa è un nutraceutico?
Il termine è stato coniato per la prima volta nel 1989 da Stephen De Felice, nutrizionista e biochimico americano ed è composto dalle parole nutrizione e farmaceutico. Egli diede anche una prima definizione di nutraceutico, indicato come un alimento o parte di esso in grado di apportare benefici medici o sanitari inclusa la prevenzione e il trattamento di malattie. Tuttavia, nonostante successivamente si è tentato di dare altre definizioni, ad oggi non esiste una definizione riconosciuta a livello internazionale e nemmeno una classificazione specifica, tant'è che a livello normativo sono classificati come integratori alimentari. Nonostante ciò gli integratori sono delle fonti concentrate di nutrienti con lo scopo di correggere eventuali carenze nutrizionali, mentre il nutraceutico non viene somministrato in presenza di una carenza nutrizionale ma serve per prevenire o agire come agente terapeutico in alcune patologie. Questo aspetto genera sicuramente confusione sia tra i professionisti della salute che tra i consumatori, fenomeno aggravato dal fatto che a differenza dei farmaci, la cui prescrizione è strettamente regolamentata, i nutraceutici sono liberamente commercializzati. A tal proposito la Comunità Europea al fine di tutelare gli utenti, ha emanato un regolamento che sancisce un principio fondamentale, ovvero, che l'effetto benefico sulla salute e/o sulla riduzione del rischio di malattia dei nutrienti, deve essere documentato scientificamente (art. 6 del Regolamento del Parlamento Europeo relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari del 20/12/2006 N. 1924/2006) ed in particolare l'articolo 5 della normativa recita che l'utilizzo dei nutrienti a fini preventivi/curativi è consentito solo se vengono rispettati determinati criteri.
Dove collochiamo i nutraceutici? Li possiamo collocare tra la dieta e il trattamento farmacologico, poiché in alcuni casi nonostante una dieta personalizzata per il singolo individuo, quest'ultima non è sufficiente per prevenire una patologia.
In quali condizioni cliniche sono coinvolti i nutraceutici? Nelle patologie metaboliche, come iperglicemia, ipercolesterolemia, steatosi, nelle patologie cardiovascolari, nelle patologie degenerative, nei disturbi funzionali e nelle patologie oncologiche.

Acido alfa lipoico (ALA)
Noto anche come acido tiottico, è un antiossidante naturale contenente zolfo, cofattore per diversi importanti complessi multienzimatici mitocondriali. È contenuto sia in fonti vegetali che animali ed è prodotto endogenamente dall'acido lipoico sintasi nei mitocondri.
Diversi studi clinici randomizzati hanno dimostrato l'importanza dell'ALA come agente terapeutico nelle malattie croniche, come ad esempio il diabete, ed in particolare hanno dimostrato che è un utile coadiuvante terapeutico per la neuropatia diabetica. Infatti lo stress ossidativo indotto dall'iperglicemia porta all'attivazione del fattore di trascrizione NF-kB nei neuroni periferici e la conseguente generazione di citochine proinfiammatorie, come IL-6, TNF-α, ciclossigenasi-2 e ossido nitrico sintasi inducibile (iNOS), determinando un danno neuro-infiammatorio. Inoltre l'ALA modula i geni regolati dai PPAR, regolatori chiave del metabolismo del glucosio e dei lipidi, in quanto stimolano la produzione dei trasportatori GLUT4 migliorando così l'assorbimento dello zucchero dal sangue e migliorando anche la sensibilità insulinica e influenzano la differenziazione delle cellule adipose contribuendo ad una ottimale distribuzione di grasso corporeo.

Curcumina
È un polifenolo contenuto nel rizoma della Curcuma longa, i cui studi al riguardo mostrano un miglioramento dell'iperglicemia e della resistenza all'insulina in ratti con DM di tipo II.
Essendo un polifenolo la sua caratteristica è quella di essere un potente antiossidante. Numerosi fattori, tra cui uno stato cronico di iperglicemia, possono provocare processi infiammatori e stress ossidativo. La curcuma controlla la risposta infiammatoria riducendo i fattori infiammatori, come MCP-1, IL-6, ecc (attiva PPARgamma).
Inoltre può aumentare il livello di GLP-1 per migliorare la tolleranza al glucosio e ridurre i trigliceridi regolando il livello delle lipoproteine. La curcumina sembra particolarmente efficace anche nel trattamento della retinopatia diabetica.
Una bassa solubilità e un metabolismo rapido ne limitano l'assorbimento nel tratto gastrointestinale e determinano una debole biodisponibilità.

Fibre
Quando si parla di fibre non si può non citare Denis Burkitt, patologo britannico conosciuto non solo perché il suo nome è legato alla scoperta e alla definizione del linfoma di Burkitt, ma anche perché fu il primo a riconoscere una correlazione tra la carenza di fibre alimentari e alcune malattie presenti in Inghilterra, motivo per cui veniva chiamato The fibre man.
Le fibre sono comunemente suddivise in fibra solubile ed insolubile. Le insolubili agiscono sul funzionamento del tratto gastrointestinale, ritardano lo svuotamento gastrico, facilitano il transito del bolo alimentare nell'intestino, e la conseguente evacuazione delle feci. Sono contenute soprattutto nei cereali integrali, nelle verdure e negli ortaggi. Sono insolubili, appunto, in acqua e nei liquidi corporei. Le solubili in acqua regolano l'assorbimento di alcuni nutrienti (ad esempio zuccheri e grassi) riducendolo e rallentandolo, contribuendo così al controllo del livello di glucosio e di colesterolo nel sangue. Sono presenti soprattutto nei legumi e nella frutta.
Tuttavia è necessario considerare non solo la solubilità ma anche altre caratteristiche delle fibre, come la viscosità e la fermentabilità. L'EFSA definisce "fibra" tutti i carboidrati non digeribili dal piccolo intestino umano, più la lignina. Sono fibre i polisaccaridi non amidacei tra cui la cellulosa, l'emicellulose, le pectine, le gomme, le mucillaggini, i beta-glucani; gli oligosaccaridi resistenti, tra cui i frutto-oligosaccaridi (FOS), i galatto-oligosaccaridi (GOS) e l'inulina; gli amidi resistenti principalmente amidi incapsulati, alcuni tipi di granuli di amido, e la lignina associata alle fibre alimentari polisaccaridiche.
I semi di psillio, ad esempio, sono fibre insolubili che contengono in maggior percentuale l'arabinoxilano, hanno una solubilità e una viscosità moderate e una bassa fermentescibilità, con un effetto funzionale sulla disponibilità dei nutrienti, sul transito più rapido e sulla capacità di ritenzione idrica.
L'integrazione nella dieta con lo psillio migliora i livelli di glucosio e la risposta insulinica, la pressione sanguigna e il profilo lipidico sia negli animali che nell'uomo, riducendo i fattori di rischio metabolico e diminuisce l'appetito. Gli studi mostrano che 10 g/die per 8 settimane di psillio migliorano significativamente il glucosio e l'emoglobina glicosilata nei soggetti con diabete di tipo 2 rispetto al placebo, un aumento significativo di HDL e una diminuzione del rapporto LDL/HDL negli stessi soggetti.
Per quanto riguarda il meccanismo d'azione, le fibre solubili in genere si combinano con i carboidrati contenuti nel pasto, rallentando la comparsa del picco glicemico successivo alla digestione, in quanto si riduce il carico glicemico complessivo e diminuisce la stimolazione insulinica, con ovvi vantaggi per il profilo metabolico, nel breve e soprattutto nel lungo periodo con un evidente miglioramento dell'insulino resistenza.
Promuovono inoltre l'eliminazione con le feci degli acidi biliari (acido chenodeossicolico e colico) prodotti dal fegato, motivo per cui riducono il colesterolo in circolo.

Riso rosso fermentato
Trattasi di un prodotto della fermentazione del riso ad opera del lievito Monascus purpureus, la cui lievitazione porta alla formazione di alcune molecole bioattive, tra cui la più importante è la monacolina K. Questa agisce inibendo in maniera reversibile l'enzima Idrossimetilglutaril-CoA reduttasi, implicato nella sintesi del colesterolo. Grazie alla presenza della monacolina K e di altri composti bioattivi, il riso rosso fermentato induce una riduzione del colesterolo totale, del colesterolo LDL e dei trigliceridi, oltre a provocare un aumento del colesterolo HDL. Per quanto riguarda il dosaggio, studi pregressi hanno dimostrato che integratori a base di Riso rosso fermentato contenenti dosi di monacolina K pari a 3 mg sono ben tollerati nei soggetti fragili. Altri studi riportano inoltre che nonostante il meccanismo d'azione simile alle statine, il rischio correlato all'assunzione giornaliera di monacolina K che va dai 3 ai 10 mg è minimo. Tuttavia in seguito a diversi pareri forniti dall'EFSA, secondo cui non è possibile individuare un dosaggio minimo di monacoline esente da rischi per la salute, data anche la struttura simile se non identica alle statine di sintesi, la Commissione Europea ha adottato un regolamento che riguarda le monacoline da riso rosso fermentato, portando questi integratori ad un quantitativo di questi composti al di sotto dei 3 mg. Altro aspetto importante da considerare è il contenuto di alcune micotossine prodotte dalla fermentazione del lievito, come la citrinina. Per essere sicuri questi integratori dovrebbero essere privi di citrinina o comunque secondo l'EFSA devono garantire un contenuto inferiore ai 100 μg/kg di peso corporeo al giorno.
Vari studi di intervento randomizzati e controllati (RCT) nell'uomo trattato con Riso Rosso Fermentato mostrano una riduzione del colesterolo LDL che va dal 16 al 31%. Da notare che questi studi sono comunque stati condotti per dosaggi anche ben oltre superiori ai 3 mg.

Fitosteroli
Sono dei composti chimici di origine vegetale contenuti nei semi di alcune piante e quindi anche negli oli vegetali, nella frutta a guscio e nei cereali, pertanto vengono facilmente assunti mediante l'alimentazione.
Ad oggi non risultano claim specifici autorizzati dall'EFSA e sono conosciuti per la loro attività ipolipemizzante.
Essi vanno ad agire a livello dell'intestino e competono con il colesterolo attraverso la solubilizzazione in micelle miste nel lume intestinale, riducendo la quantità di colesterolo disponibile per l'assorbimento. Altri meccanismi includono la modifica dell'espressione dei geni che codificano per i trasportatori Niemann-Pick C1-like 1 (NPC1-L1), riducendo il trasporto del colesterolo verso l'enterocita, o i trasportatori (ABCG5 e ABCG8), che promuovono l'efflusso del colesterolo dagli enterociti al lume intestinale.
Sebbene abbiano una struttura simile al colesterolo, vengono assorbiti e metabolizzati dall'organismo umano con efficienza diversa. Infatti, l'assorbimento dei fitosteroli è molto inferiore. Conseguentemente, i livelli plasmatici di fitosteroli sono molto bassi.
Tuttavia alcuni studi suggeriscono che con l'aumento dei livelli sierici di fitosteroli possa verificarsi un aumento del rischio di aterosclerosi, così come accade nella sitosterolemia, una malattia rara autosomica caratterizzata da concentrazioni sieriche elevate di fitosteroli che inducono la formazione di placche aterosclerotiche.
La dose giornaliera massima consentita è di 3 grammi al giorno.